Gennaio è un maratoneta stanco come al traguardo, in partenza. Percepisce venti mesi in sole tre settimane: è un neonato, ma con il riporto. Non guarda cartoni, preferisce i cantieri.
L’Ariston col rap si veste da periferia ombelico d'arte, gli 883 salgono insieme su un palco neo-eterno. Una bambina viene rubata come caramelle all'oratorio, oratori altoatesini vengono rubati all'innocenza della loro luce. Una giornalista italiana chiama per nome una finestra iraniana, l'unica a poterle dire se è mattino o sera, piove o è sereno. Monete prendono il nome di un presidente; non è un Monopoly, non sono cioccolatini ad euro in involucri di alluminio. Nuove porte sono aperte, ed una è al carcere di Rebibbia. Alcune tappe sono bruciate, come il sogno di una Los Angeles tutta star, surf e tacos lungo Venice Beach.
Sembra uno sceneggiato da soap anni '70, invece è proprio gennaio 2025.
Un concentrato di alti e bassi, che non è la Liguria fisica.
Un prologo da cento pagine, che non è preceduto dall'indice: non ci resta che iniziare a leggere.
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